sabato 18 maggio 2013

Intervista a SERGIO ACOSTA

Molte poche persone sanno ad una giovanissima età quello che vogliono fare nella vita. Innamorarsi ad otto anni di una tastiera, dichiararsi artista a sedici e saltare dall’aula alla scena senza preoccuparsi di quello che diranno gli altri è ciò che ispira oggi il tastierista di Doctor Kràpula a gridare ai quattro venti che è felice di vivere della musica e di aver sempre lottato per le sue illusioni.

Il cammino è stato lungo  e tortuoso, però pieno di tante soddisfazioni, assicura Sergio, che ha dovuto accettare molte sfide in giovane età quando ha deciso di rendersi indipendente dalla famiglia per sperimentare situazioni tanto paradossali come non avere un soldo in tasca neppure per far colazione, possedendo però un passaporto timbrato con ingressi a più di venti paesi dove viaggiava con rock band conosciute. Non per nulla, il suo specchietto retrovisore contiene tutto questo lavoro realizzato al lato dei suoi compagni della band DRK, che li ha resi meritevoli di più di 10 premi Shock de la musica, 4 Premi Nuestra Tierra, 3 nominations agli MTV Latino, 1 nomination ai 40 Principales de Espana e 3 nominations ai Grammy Latino. Questo senza considerare la presenza al Festival Viva el Planeta del passato 18 di Maggio 2012 [e di quest'anno] e innumerevoli riconoscimenti della stampa specializzata.

Café Tacvba,  Zach de la Rocha, Sonidero Mestizo, La Maldita Vecindad, Calle 13, Venado Azul, Kaifanes sono solo alcuni dei gruppi con cui Sergio ha suonato durante le sue esibizioni all’estero, dove si è distinto come virtuoso della fisarmonica e delle tastiere. I suoi fan hanno imparato a camminare e masticare gomme a tempo, perché con Doctor Kràpula si balla e si riflette simultaneamente. Una settimana dopo aver lanciato a Bogotà l’ultimo lavoro discografico intitolato Viva el Planeta, sono riuscita a intervistare Sergio, che con gli altri quattro membri del gruppo DRK stava preparando l’attrezzatura per esibirsi al Wirkuta Festival a Città del Messico, seguito da un tour di 50 giorni per l’Europa.

DRK NON TOLLERA LA VIOLENZA
Con la naturalezza che lo contraddistingue, Sergio mi spiega che il Rock Latino sta attraversando un bel momento in Germania e l’idea è di approfittarne, ecco perché il 90% del tour è concentrato nel paese germanico, dove band come Panteòn Rococò e Molotov hanno un enorme successo. Certamente DRK non resta indietro.

Come è stata la preparazione per questo tour?
Da quando abbiamo iniziato a comporre questo nuovo disco ci stavamo già preparando per il tour, cioè da circa sei mesi e durante le prove del 2011 ciascuno portava idee, sempre pensando all’Europa perché nel vecchio continente un concerto dura minimo due ore, mentre qui è di 45 minuti, massimo un’ora. Abbiamo preparato due tipi di concerto durante l’anno: uno per l’Europa e l’altro per l’America Latina.  In questo tempo ci siamo preparati anche mentalmente perché il tour è super estenuante.

Avete bisogno di alimentazione speciale durante il tour?
Richiediamo sempre un catering quando siamo in Europa che include dolci, formaggi e salumi, birre, vino, acqua, bibite gasate ecc. Dove arriviamo a suonare ci offrono cibo e un po’ di calma per mangiare.

In che modo questo tipo di tour influisce sulle vostre canzoni?
Per esempio uno dei temi del nuovo CD è nato intorno al tipo di energia eolica che usano in Europa. I temi Atenciòn e Viva el Planeta sono basati sulla storia di un terreno che il governo tedesco ha affittato alla Francia per lo smaltimento delle scorie nucleari e su come la popolazione ha deciso di protestare dipingendosi una X sul viso e sdraiandosi sui binari ferroviari per impedire il trasporto. E’ una protesta massiva, molto impressionante. I contrasti ci aiutano a costruire i testi, per esempio, abbiamo terminato il tour 2011 in un ex carcere Nazista dove si costruivano armi nucleari e dove però adesso esiste un immenso centro culturale.

E perché si chiama Viva el Planeta?
Si è parlato molto della fine del mondo nel 2012, si è speculato tanto sopra le profezie Maya, ma per noi semplicemente si tratta di un cambiamento di rinascita, per questo abbiamo intitolato l’album Viva el Planeta, perché la vita continua e questi mutamenti sono per il bene. Abbiamo condiviso con gli indigeni. I  Maya e tutte  queste esperienze ci nutrono, ci ispirano; abbiamo perfino interagito con i bambini della Guerriglia reinseriti in società, per questo le nostre composizioni sono più sociali, trascendentali.

Esistono certi parametri al momento di comporre le vostre canzoni?
Noi siamo identificati con la nostra musica, ci sono molte band che nascono per diventare famose perché questa è la loro intenzione originaria e sicuramente ci riusciranno rapidamente, però altrettanto rapidamente di come sono salite  scenderanno, per questo pensiamo che non è la stessa cosa creare un appeal pubblicitario rispetto a creare un’opera d’arte. Le nostre canzoni trasmettono un messaggio. Non è la stessa cosa ascoltare un musicista di reggaeton che parla della sua produzione e un artista che prepara la sua pre-produzione dove gli accordi si affiancano o definiscono la post produzione. In quindici anni di carriera abbiamo visto che ogni tre anni nasce un nuovo genere musicale che però svanisce, come nel caso del TropiPop che aveva una grande presa, era di moda e di cui l’unico esponente sopravvissuto è Fonseca, che praticamente ha detronizzato Carlos Vives. Credo che succederà lo stesso con il Reggaeton. La depurazione condurrà ad un punto in cui rimarranno quelli che fanno musica di qualità e gli altri spariranno.

Come reagisce il pubblico quando canta Doctor K?
In generale molto positivamente, però a volte, quando la gente è diventata violenta, Mario la voce di DRK, ha saputo gestire la cosa. E’ un esperto nel gestire le masse e dice alla gente che siamo lì per divertirci e ballare. Se è necessario, Mario interrompe il concerto fino a che il pubblico si è calmato e allora ricominciamo. Al lancio dell’ultimo CD a Bogotà c’è stata una band che incitava molto il pubblico a saltare e a colpirsi aggressivamente, però quando siamo usciti sulla scena, l’atteggiamento è stato diverso, la gente sa che quando si presenta Doctor Krapula non si tollera violenza. Se è necessario fermare il concerto lo facciamo e chiamiamo la polizia.

Sergio, qual  è la tua esperienza con i giovani di questa generazione?
Credo che la cosa buona di questo momento nella musica è che gli artisti o musicisti non sono le mega stelle che erano considerate prima, erano divinità intoccabili, ora si gestisce meglio questo aspetto e possiamo avere un contatto più diretto con i giovani. Penso che quando trasmetti loro buoni messaggi, i giovani reagiscono nello stesso modo, sono disponibili, vogliono fare attività di carattere sociale, essere solidali, questo è quello che percepisco. La cosa cattiva è che le reti sociali hanno influito enormemente sui giovani, li vedo cercare una propria identità in rete, però bisogna ricordar loro che non tutto quello che è di moda è la cosa migliore.

Come è accolto Doctor Kràpula nelle altre città colombiane?
Grazie alla radio, alla televisione e soprattutto a internet, possiamo essere ovunque oggi. Siamo presenti su Facebook, Twitter, My Space, Flickr ecc. Rispondiamo noi stessi a tutti i messaggi dei nostri fan e siamo disponibili ad ascoltare tutto quello che ci dicono. L’impatto è molto grande. Abbiamo visitato quasi tutta la Colombia con una audince fino a dieci mila persone. Siamo stati a Santa Marta, Cartagena, Barranquilla e anche a Cali, dove, nonostante il gusto per la salsa, la gente ci accetta e ci conosce. Siamo stati fino a Puerto Gaitàn, con tutti che saltavano. La stessa cosa a Yopal, Palmira, dove eravamo lo show principale, il pubblico è impazzito con le nostre canzoni. La band è posizionata molto bene a livello nazionale.

MI PIACE IL ROCK LATINO
Ricordando momenti del passato, quando Sergio era un adolescente come i suoi compagni di DRK, sente che a quel tempo erano più polemici e ora sono più propositivi. Di quella tappa di ribellione resta il significato del nome perché pensavano che in politica ci sono molte persone che si presentano come un dottore e in verità sono dei dissoluti. Ci sono molti ‘cràpula’ che finiscono per essere dei dottori, alla fine il gioco tra queste parole ha dato origine a Doctor Kràpula.

Com’è stata l’evoluzione di DRK?
Abbiamo cominciato  in tredici e diciamo che in questo gruppo  ci sono sempre state cinque persone che sono rimaste unite. All’inizio della band abbiamo dovuto prendere molte decisioni che per un adolescente erano difficili.  A parte le nostre carriere, solo uno di quei cinque si è laureato perché desideravamo realizzare un sogno, con questo non  voglio dire che si sia stati il migliore o il peggiore esempio da seguire.

Vi ha colto di sorpresa il successo?
Eravamo all’università quando la band iniziò ad essere molto conosciuta ed apprezzata grazie alla canzone La Fuerza del Amor, che rimase otto mesi la numero uno in Colombia, fu un fenomeno. Alejandro Villalobos diventò un fan di DRK e la canzone suonava tutto il giorno. La cosa più divertente è che ha girato il mondo: quando siamo in Germania la chiedono sempre, così come in Messico, in Argentina, negli Stati Uniti. La Fuerza del Amor e El Pibe de mi Barrio sono stati successi tanto grandi  che dovemmo decidere se dedicarci alla band o a studiare.

E come è stato il salto dall’Università alla scena?
Ho iniziato da bambino a suonare il piano. I miei genitori pensavano più a mia sorella Adriana quando ci comprarono un piano, lei ha un orecchio speciale, ha talento, e mai pensarono che sarei stato io ad appassionarmi. Iniziai a fare canzoni al piano, mi presero un professore privato fino a che entrai all’università a studiare pianoforte, però ho fatto solo 5 semestri poi ritornai alle lezioni private. Quando sei all’Università, vuoi essere il pianista più virtuoso, imitare Rachmaninoff, però alla fine ti rendi conto che per fare musica per la gente devi fare qualcosa di più semplice, devi suonare accordi e fare testi semplici affinché la musica si possa vendere.

Qual è l’essenza di Doctor Kràpula?
Abbiamo iniziato come band  di Ska, come Los Cadillacs, los Autenticos Decadentes: lo ska era una mescola di salsa, cumbia ecc, però quando ci siamo ritrovati in cinque, ci siamo resi conto che ci piaceva molto il rock e quindi abbiamo aggiunto più tastiere, chitarre elettriche, una batteria più forte e la parte ‘latina’ la si porta nel sangue. Siamo latini e facciamo rock, inseriamo pezzi sincopati che si usano per la salsa e questo fa in modo che facciamo Rock Latino. Viaggiando tanto il tutto si evolve molto, perché si sperimentano nuove cose , pero manteniamo la nostra identità: a Cordoba, Argentina, negli Stati Uniti, in Germania, troviamo sempre colombiani compiaciuti della nostra musica, ci avvicinano, ci raccontano la loro vita.

Come leggi l’assenza di successo per le nostre band di rock latino?
Il salto generazionale nelle bande di rock latino è assurdo. Da vent’anni non esce una band famosa come fu Soda Stereo o Charlie Garcia o Los Cadillacs. L’unica ora è Calle 13 e noi stessi ci stiamo consolidando sul cammino del rock latino, ci sono invece molti che fanno fusion con Reggaeton.

VIVA LE ALLEANZE MUSICALI
L’album Viva el Planeta ha quattro collaborazioni musicali molto importanti. Una delle più palpabili è la chitarra di Juanes nella canzone Amanece. Dall’Uruguay arriva il gran apporto del cantante della band No te va a gustar, che è una stella laggiù, dall’Argentina Los Autenticos Decadentes e da Miami l’importante rinforzo di Andrés Castro che è il produttore e vincitore di molti premi Grammy. Sergio ha la certezza che questo album terminerà la fase di consolidamento della band in America Latina e nel mondo.

Come è arrivato Juanes al progetto?
Volevamo incidere con lui da quattro anni e gli abbiamo chiesto se voleva partecipare a questo album suonando un assolo di chitarra e ci ha risposto di sì subito. Eravamo già stati con lui agli MTV due anni fa, era con noi in camerino ed era molto contento della nostra nomination e ci ha sempre detto di essere nostro fan: ha persino annunciato in twitter il lancio del singolo Amanece e ci ha ringraziati. La collaborazione con Juanes si aggiunge a tutti gli sforzi che abbiamo fatto per incidere questo disco a Los Angeles, Miami e Bogotà. L’ingegnere del suono degli studi Henson di Los Angeles è bravissimo, mentre entravamo noi, stava uscendo Justin Bieber.

Qual è la tua canzone preferita di questo album?
Musicalmente quella che mi piace di più è Atencion e per il testo Viva el Planeta.

Il calcio è una costante nelle canzoni di DRK?
Sì c’è sempre un po’ di calcio, tanto Mario quanto German sono fanatici di questo sport e sono tifosi di varie squadre colombiane ed europee. A me piacciono di più i videogiochi, però il calcio è una passione che accompagna sempre DRK, anche se personalmente non sono tifoso di nessuna squadra.

Chi ammiri musicalmente?
Beh, la lista potrebbe essere infinita. Ammiro molto Gustavo Cordera, che faceva parte del gruppo Bersuit Vergarabat e ha deciso di diventare solista, un passo difficile, però Cordera ha fatto un eccellente lavoro, andrà più lontano di quanto è arrivato con la band.  Muse è una band inglese che mi piace: fanno fusion di musica classica e rock con una forte influenza di Freddy Mercury. John Mayer è molto creativo quando compone. Fin da piccolo ammiro Beethoven che ha alimentato il mio amore per il piano con il suo Chiaro di Luna. A tredici anni ascoltavo Rachmaninoff, qualcosa di strano a quell’età.

Che messaggio vorresti mandare ai giovani?
Il miglior consiglio che posso dare è di cercare di stare sereno nella vita e per stare sereno devi essere responsabile in ogni momento, con tutte le decisioni che si prendono. Avere serenità fisica e mentale senza preoccuparsi per il denaro, perché in qualche momento arriverà, così come il successo. Nello stesso modo bisogna smettere di essere indifferenti, accettare il prossimo senza essere esclusivo, anche se ha l’Aids o il cancro, anche se è un guerrigliero o omosessuale. Tutti meritano rispetto. Bisogna smettere di voltare la schiena.

E infine, continua ad essere complicato per gli artisti come te mantenere una vita sentimentale?
Mantenere vivo l’amore è la cosa più importante e questo si ottiene pensando a come proiettarsi nel futuro con la persona che si ama, pensare ad un futuro insieme, sennò è impossibile. E’ questione di sentire la mancanza reciproca: di fatto la band ha raggiunto già un certo livello e viaggiamo molto, ci sono le fan però devi rispettarle e tenere bene in mente quello che vuoi e come sarebbe il tuo futuro con la tua compagna. Noi musicisti abbiamo fama di superficiali, però credimi che ho conosciuto più manager infedeli che artisti.

- di Natalia Gnecco


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