sabato 7 marzo 2015

Il Collettivo del Giaguaro è Pronto ad un Incontro Magico nella Foresta Amazzonica

La forza e l’energia sonora di Manu Chao, Doctor Krapula, Rubén Albarran di Café Tacvba e altri artisti che fanno parte del Colectivo Jaguar, come Roco Pachukote de La Maldita Vecindad e la cantante cilena Moyenei Valdés, si uniranno al potere e alla tradizione ancestrale delle comunità indigene dell’Amazzonia per richiamare l’attenzione mondiale sui diritti di uno dei luoghi più incredibili e straordinari del Pianeta Terra. Da quest’incontro uscirà un manifesto che stanno scrivendo in maniera collettiva artisti e leader indigeni della regione, e che sarà letto durante il concerto che si realizzerà sabato 7 marzo nel Parque Orellana, a Leticia, Colombia. Speriamo che quello che sta per succedere questo fine settimana, non solo resti impresso nella memoria di tutti quelli che vi parteciperanno, ma anche che riecheggi nelle orecchie dei potenti del mondo intero.



DI MARIANGELA RUBBINI @bilirubbini

Nel corso delle ultime settimane, in vari mezzi di comunicazione, nazionali e internazionali, s è parlato molto del concerto che Manu Chao darà nella Foresta Amazzonica. Questa è certamente una notizia molto importante, però è anche importante sapere che Manu Chao è solo uno dei vari artisti che venerdì arriveranno a Leticia e non solamente per dare un concerto - che sicuramente sarà magico e resterà impresso nella memoria di tutti i presenti - bensì anche per riunirsi con alcune delle comunità indigene più importanti della regione. Infatti la vera ragione di questa collaborazione artistica guidata dal Colectivo Jaguar, del quale fanno parte questi artisti, è dar voce agli indigeni per fare in modo che politici, delegati e persone influenti nelle decisioni che riguardano l’Amazzonia, si mettano in ascolto della chiamata alla tutela delle tradizioni e delle risorse naturali della regione, oltre a molte altre cose. Nel processo, si filmerà un documentario e varie agenzie internazionali di stampa hanno confermato la propria presenza. Una nuova azione del Colectivo Jaguar, che guadagna ogni volta più forza e che una volta in più riafferma il potere dell’Arte e della Cultura come forza di mobilitazione e trasformazione. Ne parliamo con Mario Munoz.

Questo incontro artistico, che finalmente è divenuto realtà, è qualcosa che Doctor Krapula e il Colectivo Jaguar, per mano della Fondazione Terranova, stavano organizzando da un po’ di tempo.
Tutto questo nasce dall’idea di andare oltre il progetto del disco Ama-Zonas, che abbiamo pubblicato nel 2014. Questo album ha rappresentato il punto di partenza dell’unione di molte persone intorno ad una preoccupazione e ad una causa per cui lottare, che è costituita dall’Amazzonia. Dopo l’uscita del disco, il nostro passo successivo è stato pensare a fare un incontro nel punto in cui nacque il progetto: Leticia, con le sue comunità. E’ stato così che siamo riusciti a fare in modo che Manu Chao, Rubén di Café Tacuba, Roco de La Maldita Vecindad, Moyenei Valdés, Chucho Merchán, e naturalmente i Krápula, oltre vari artisti delle comunità, mettessero in programma un incontro nei giorni 6, 7, 8 e 9 marzo in Amazzonia.

E non si tratta solo di un concerto, come molti lo hanno presentato, bensì della redazione, lettura e della successiva diffusione di un Manifesto per esigere la protezione della regione, vero?
Stiamo parlando di un incontro di molte delle persone che fanno parte di questo grande collettivo per la creazione di un Manifesto che è in fase di redazione da alcuni giorni a più mani. La intenzione è di diffondere questo manifesto attraverso tutti i mezzi di comunicazione possibile in modo che arrivi a quei delegati e alle autorità competenti le cui decisioni possano avere un effetto sul futuro dell’Amazzonia. Presidenti, Ministri, giornalisti, associazioni e organizzazioni non governative. Mentre saremo laggiù, visiteremo varie comunità per stimolare l’interscambio tra artisti del Colectivo Jaguar che si trovano fuori dalla Colombia, noi che ci troviamo qui e gli abitanti della regione. Il manifesto è già passato per le mani di Manu, che ha dato il suo contributo, così come abbiamo fatto noi e gli altri artisti, i leader delle comunità e addirittura persone che sono coinvolte nel supporto, recupero e riabilitazione delle vittime [degli sfratti  e della guerriglia - il territorio amazzonico colombiano è storicamente legato alla presenza di enclavi di guerriglieri n.d.R].

In che momento vi riunirete con le comunità per revisionare il manifesto?
Appena arriveremo a Leticia, che sarà il 6 di marzo. L’idea è che, in maniera unanime, si esca con un testo che possa stare nelle due pagine e che sintetizzerà tutte le petizioni e tutte le proposte che vogliamo lasciare testimoniate. Questo documento sarà letto di fronte al pubblico della stampa, nazionale e internazionale, di fronte ai leader delle comunità e agli artisti che ne faranno successiva divulgazione. Abbiamo anche progettato di inviare alcune vittime della violenza delle comunità indigene al tavolo dei negoziati dell’Avana a presentare il manifesto.

E anche se in realtà è molto importante che lui ne sia parte, tutto questo va ben al di là della presenza di Manu Chao nella Selva Amazzonica.
Una delle cose che abbiamo tentato di fare attraverso i comunicati stampa che sono stati diffusi dal Colectivo Jaguar e la informazione postata in rete dallo stesso Manu, da Café Tacvba e da noi, tra gli altri, è stata sempre quella di distinguere e riconoscere l’azione collettiva di questo Collettivo, scusate la ripetizione. Molti giornalisti hanno scritto “Manu Chao farà un concerto nella Selva” e certo chiaramente questa è una notizia pazzesca, però lui stesso, fin dal principio, si è impegnato a sottolineare di essere parte di questo e che non stava organizzandolo da solo.

Tuttavia il potere di richiamo che ha Manu Chao è impressionante, e ovviamente sta aiutando molto a dare visibilità all’iniziativa.
Infatti non abbiamo problemi con il modo in cui si è dato risalto alla cosa, perché sì, in verità c’è una notizia importantissima ed è che Manu Chao suonerà nella Selva, anche se dobbiamo aggiungere che ci saranno altri artisti, oltre alla presenza degli artisti provenienti dalle comunità indigene. Si tratta di dare risalto al fatto che ci sarà un gruppo di artisti conosciuti e che saremo là con l’intenzione di dare voce alle comunità della regione, che hanno molte cose da dire e che hanno anche espressioni e manifestazioni culturali proprie, che hanno danze, canti e parole. Noi daremo loro spazio e possibilità. Loro sono, in ultima istanza, i grandi guardiani della foresta.

Come è organizzata l’Agenda dal vostro arrivo a Leticia?
Venerdì 6 marzo andremo direttamente ad un incontro con i leader delle comunità per la revisione del manifesto insieme agli artisti, i giornalisti e la gente che ha partecipato a tutto il processo attraverso il Colectivo. Il sabato ci sarà un incontro artistico che include il concerto di Doctor Krapula e il Colectivo Jaguar, varie espressioni culturali delle comunità e lo show di Manu Chao. Visiteremo inoltre le varie comunità, per esempio andremo a Puerto Nariño [avanposto della guerriglia n.d.R] , accompagnati da rappresentanti delle Unità di Vittime e da donne che sono state vittime di violenza. Terremo un conferenza stampa in cui leggeremo il Manifesto. Almeno 6 agenzie di stampa di tutto il mondo hanno già confermato la loro presenza, così come varie agenzie colombiane. Vogliamo anche visitare alcune comunità che hanno partecipato alla creazione dell’Album Ama-Zonas. Il nostro scopo finale è che si apra uno spazio di dialogo tra le comunità e il Governo, affinché abbiano luogo delle azioni reali di tutela e rispetto. 

E dopo Leticia? Cosa succederà attraverso la mobilitazione del Colectivo Jaguar?
Vorremmo riproporre lo stesso incontro in Messico, perché l’Amazzonia non è l’unica causa che ci unisce come collettivo. Il tema dell’Amazzonia è quello che ci preme in questo momento, però abbiamo pensato anche ad una riunione per parlare di pace in Messico, inoltre da un po’ abbiamo l’idea di raccogliere fondi per costruire una nave-biblioteca che navighi il Rio delle Amazzoni fermandosi di comunità in comunità condividendo informazioni e conoscenza.

Considerando il potere che le reti sociali esprimono al giorno d’oggi, come riuscire a trasformare questo importante incontro in una tendenza e un tema rilevante di conversazione durante il fine settimana?
Questo è un compito difficilissimo, perché a Leticia la questione della connessione è molto complicata. Riuscire a fare azioni forti in tempo reale non sarà molto facile. Altra cosa che bisogna dire, è che purtroppo la maggior parte delle cose che generano tendenza in rete sono le cose più banali e stupide. La gente sta trasformando in tendenza qualsiasi stupidaggine, mentre i temi realmente importanti restano marginali. Poco tempo fa ho letto una frase carina che diceva: “Le reti sociali e internet sono una delle armi più potenti che esistano oggi, però sfortunatamente sono nelle mani di una delle generazioni più stupide che ci siano state negli ultimi anni.” Ed è così. Abbiamo tutta l’informazione e il potere nelle nostre mani però non ce ne serviamo, non nel modo corretto e neppure per il bene comune.

Parliamo del documentario che si girerà approfittando di questo raduno in Amazzonia.
Gireremo il documentario che sarà diretto da Christian Schmidt con la produzione di Locomotora. L’intenzione è quella di registrare tutto quello che succederà perché lo possa condividere il mondo intero.

Credi che da tutto questo uscirà magari anche una canzone, o ci sarà forse tempo perché nasca qualche nuovo progetto di collaborazione tra gli artisti che stanno arrivando a Leticia e quelli che appartengono alle comunità indigene?
Credo che sicuramente qualcosa del genere dovrebbe accadere. Trovandoci nel luogo più bello del pianeta e avendo messo insieme quelle persone, sono sicuro che succederà qualcosa di buono. Una canzone, un inno, qualche progetto musicale, una poesia, non so…

Come siete stati coinvolti nei problemi che hanno queste comunità dell’Amazzonia?
Uno dei nodi centrali di comunicazione tra le comunità, la gente che abita nel territorio e noi che viviamo in città, è stato il lavoro realizzato dalla Fondazione Terranova, che da quasi 15 anni lavora sul territorio e vive nelle comunità, perché non è facile che un gruppo di artisti o di ricercatori arrivi in una comunità, faccia quello che vuole e poi sparisca. Questo è successo in passato molte volte e le comunità si lamentano d’essere state usate. Credo che noi abbiamo fatto le cose in maniera corretta, prima di tutto venendo a chiedere permesso e poi coinvolgendoci e rendendoli partecipi della costruzione e della creazione di questo progetto.

Quanto sono conosciuti Doctor Krapula, Manu Chao, Roco Pachukote e Ruben Albarran dalle comunità indigene?
Doctor Krapula ha fatto un concerto in Amazzonia sei mesi fa, e in quell’occasione abbiamo notato che già sapevano chi fossimo. Di fondo questo si deve al fatto che li abbiamo sempre tenuti aggiornati sugli sviluppi del disco che stavamo facendo e abbiamo raccontato loro anche degli altri artisti che vi stavano partecipando. Di Manu Chao, per esempio, già sapevano molte comunità perché lui già appoggiava la causa delle ‘Minga’ e della ‘Guardia Indigena’. Di fatto, Manu e il suo gruppo sono stati un collegamento chiave per poter invitare altre comunità colombiane a partecipare al raduno di Leticia. Rubén e Roco, a loro volta non erano sconosciuti, anche se certamente ora si incontreranno faccia a faccia con le comunità e quando succederà sarà molto bello.

Iniziative come questa fanno in modo che il Colectivo Jaguar diventi più forte.
E’ così infatti. E la cosa più bella in tutto questo è che è entrato nella testa di molta gente e il collettivo si sta espandendo in molti angoli del pianeta in modi differenti. Il Collettivo sta crescendo e non ha il nome di nessuno. Ha molto valore essere riusciti a fare capire sin dall’inizio che si tratta di un lavoro collettivo di molte persone e non di una sola.

Che tipo di cose si stanno chiedendo nel Manifesto?


Che si riconoscano i diritti della Natura, cioè dei fiumi, degli animali, per esempio, e che si punisca tutto ciò che va contro il loro interesse. Tutto ciò che altera l’ecosistema. Le comunità poi chiedono che si rispetti la loro autonomia. Per migliaia di anni, questi indigeni hanno avuto il loro proprio sistema di governo, così come la propria visione delle cose e della gestione della comunità, e non è giusto che vengano incasellati in un sistema che per loro è completamente alieno. Questo è un pezzettino della bozza: “Le autorità indigene del Trapezio Amazzonico, insieme ad artisti e organizzazioni sociali, riunitesi a Leticia , riconoscono l’importanza fondamentale della regione amazzonica per la sopravvivenza di questo pianeta”. Prova a pensare, anche solamente grazie a questo paragrafo, la bellezza e l’importanza di ciò che stiamo facendo! La prima cosa che pretende il Manifesto è che si riconosca l’Amazzonia come un luogo essenziale per la Vita del pianeta. Si pone enfasi sulla conoscenza propria degli abitanti della regione, per quanto riguarda la visione indigena, l’autonomia alimentare, la cultura dell’acqua, la gestione del territorio, l’educazione e la pedagogia interculturale, e sul fatto che è fondamentale proteggere tutto questo per migliorare le condizioni di vita, e non solamente dell’Amazzonia, ma anche del pianeta intero. Il Manifesto vuole anche che si rafforzi la solidarietà mondiale verso la protezione dell’acqua e dell’equilibrio naturale nella regione, che si rispetti la memoria ancestrale che vi sopravvive e soprattutto, che si consideri la parola degli anziani, che sono coloro che realmente sanno e capiscono come si deve salvaguardare e curare la Terra.

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