Molte poche persone sanno ad una giovanissima età quello che
vogliono fare nella vita. Innamorarsi ad otto anni di una tastiera, dichiararsi
artista a sedici e saltare dall’aula alla scena senza preoccuparsi di quello
che diranno gli altri è ciò che ispira oggi il tastierista di Doctor Kràpula a gridare
ai quattro venti che è felice di vivere della musica e di aver sempre lottato per
le sue illusioni.
Il cammino è stato lungo e tortuoso, però pieno di tante
soddisfazioni, assicura Sergio, che ha dovuto accettare molte sfide in giovane
età quando ha deciso di rendersi indipendente dalla famiglia per sperimentare
situazioni tanto paradossali come non avere un soldo in tasca neppure per far
colazione, possedendo però un passaporto timbrato con ingressi a più di venti
paesi dove viaggiava con rock band conosciute. Non per nulla, il suo
specchietto retrovisore contiene tutto questo lavoro realizzato al lato dei
suoi compagni della band DRK, che li ha resi meritevoli di più di 10 premi
Shock de la musica, 4 Premi Nuestra Tierra, 3 nominations agli MTV Latino, 1
nomination ai 40 Principales de Espana e 3 nominations ai Grammy Latino. Questo
senza considerare la presenza al Festival Viva el Planeta del passato 18 di
Maggio 2012 [e di quest'anno] e innumerevoli riconoscimenti della stampa specializzata.
Café Tacvba, Zach de la Rocha, Sonidero Mestizo, La Maldita Vecindad,
Calle 13, Venado Azul, Kaifanes sono solo alcuni dei gruppi con cui Sergio ha
suonato durante le sue esibizioni all’estero, dove si è distinto come virtuoso
della fisarmonica e delle tastiere. I suoi fan hanno imparato a camminare e
masticare gomme a tempo, perché con Doctor Kràpula si balla e si riflette
simultaneamente. Una settimana dopo aver lanciato a Bogotà l’ultimo lavoro
discografico intitolato Viva el Planeta, sono riuscita a intervistare Sergio,
che con gli altri quattro membri del gruppo DRK stava preparando l’attrezzatura
per esibirsi al Wirkuta Festival a Città del Messico, seguito da un tour di 50
giorni per l’Europa.
DRK NON TOLLERA LA VIOLENZA
Con la naturalezza che lo contraddistingue, Sergio mi spiega
che il Rock Latino sta attraversando un bel momento in Germania e l’idea è di
approfittarne, ecco perché il 90% del tour è concentrato nel paese germanico,
dove band come Panteòn Rococò e Molotov hanno un enorme successo. Certamente
DRK non resta indietro.
Come è stata la preparazione per questo tour?
Da quando abbiamo iniziato a comporre questo nuovo disco ci
stavamo già preparando per il tour, cioè da circa sei mesi e durante le prove
del 2011 ciascuno portava idee, sempre pensando all’Europa perché nel vecchio
continente un concerto dura minimo due ore, mentre qui è di 45 minuti, massimo
un’ora. Abbiamo preparato due tipi di concerto durante l’anno: uno per l’Europa
e l’altro per l’America Latina. In questo tempo ci siamo preparati
anche mentalmente perché il tour è super estenuante.
Avete bisogno di alimentazione speciale durante il tour?
Richiediamo sempre un catering quando siamo in Europa che
include dolci, formaggi e salumi, birre, vino, acqua, bibite gasate ecc. Dove
arriviamo a suonare ci offrono cibo e un po’ di calma per mangiare.
In che modo questo tipo di tour influisce sulle vostre canzoni?
Per esempio uno dei temi del nuovo CD è nato intorno al tipo
di energia eolica che usano in Europa. I temi Atenciòn e Viva el Planeta sono
basati sulla storia di un terreno che il governo tedesco ha affittato alla
Francia per lo smaltimento delle scorie nucleari e su come la popolazione ha
deciso di protestare dipingendosi una X sul viso e sdraiandosi sui binari
ferroviari per impedire il trasporto. E’ una protesta massiva, molto
impressionante. I contrasti ci aiutano a costruire i testi, per esempio,
abbiamo terminato il tour 2011 in un ex carcere Nazista dove si
costruivano armi nucleari e dove però adesso esiste un immenso centro culturale.
E perché si chiama Viva el Planeta?
Si è parlato molto della fine del mondo nel 2012, si è
speculato tanto sopra le profezie Maya, ma per noi semplicemente si tratta di
un cambiamento di rinascita, per questo abbiamo intitolato l’album Viva el
Planeta, perché la vita continua e questi mutamenti sono per il bene. Abbiamo
condiviso con gli indigeni. I Maya e tutte queste
esperienze ci nutrono, ci ispirano; abbiamo perfino interagito con i bambini
della Guerriglia reinseriti in società, per questo le nostre composizioni sono
più sociali, trascendentali.
Esistono certi parametri al momento di comporre le vostre canzoni?
Noi siamo identificati con la nostra musica, ci sono molte
band che nascono per diventare famose perché questa è la loro intenzione
originaria e sicuramente ci riusciranno rapidamente, però altrettanto
rapidamente di come sono salite scenderanno, per questo pensiamo che
non è la stessa cosa creare un appeal pubblicitario rispetto a creare un’opera
d’arte. Le nostre canzoni trasmettono un messaggio. Non è la stessa cosa
ascoltare un musicista di reggaeton che parla della sua produzione e un artista
che prepara la sua pre-produzione dove gli accordi si affiancano o definiscono
la post produzione. In quindici anni di carriera abbiamo visto che ogni tre
anni nasce un nuovo genere musicale che però svanisce, come nel caso del
TropiPop che aveva una grande presa, era di moda e di cui l’unico esponente
sopravvissuto è Fonseca, che praticamente ha detronizzato Carlos Vives. Credo
che succederà lo stesso con il Reggaeton. La depurazione condurrà ad un punto
in cui rimarranno quelli che fanno musica di qualità e gli altri spariranno.
Come reagisce il pubblico quando canta Doctor K?
In generale molto positivamente, però a volte, quando la
gente è diventata violenta, Mario la voce di DRK, ha saputo gestire la cosa. E’
un esperto nel gestire le masse e dice alla gente che siamo lì per divertirci e
ballare. Se è necessario, Mario interrompe il concerto fino a che il pubblico
si è calmato e allora ricominciamo. Al lancio dell’ultimo CD a Bogotà c’è stata
una band che incitava molto il pubblico a saltare e a colpirsi aggressivamente,
però quando siamo usciti sulla scena, l’atteggiamento è stato diverso, la gente
sa che quando si presenta Doctor Krapula non si tollera violenza. Se è
necessario fermare il concerto lo facciamo e chiamiamo la polizia.
Sergio, qual è la tua esperienza con i giovani di questa
generazione?
Credo che la cosa buona di questo momento nella musica è che
gli artisti o musicisti non sono le mega stelle che erano considerate prima,
erano divinità intoccabili, ora si gestisce meglio questo aspetto e possiamo
avere un contatto più diretto con i giovani. Penso che quando trasmetti loro
buoni messaggi, i giovani reagiscono nello stesso modo, sono disponibili,
vogliono fare attività di carattere sociale, essere solidali, questo è quello
che percepisco. La cosa cattiva è che le reti sociali hanno influito
enormemente sui giovani, li vedo cercare una propria identità in rete, però
bisogna ricordar loro che non tutto quello che è di moda è la cosa migliore.
Come è accolto Doctor Kràpula nelle altre città
colombiane?
Grazie alla radio, alla televisione e soprattutto a
internet, possiamo essere ovunque oggi. Siamo presenti su Facebook, Twitter, My
Space, Flickr ecc. Rispondiamo noi stessi a tutti i messaggi dei nostri fan e
siamo disponibili ad ascoltare tutto quello che ci dicono. L’impatto è molto
grande. Abbiamo visitato quasi tutta la Colombia con una audince fino a dieci
mila persone. Siamo stati a Santa Marta, Cartagena, Barranquilla e anche a
Cali, dove, nonostante il gusto per la salsa, la gente ci accetta e ci conosce.
Siamo stati fino a Puerto Gaitàn, con tutti che saltavano. La stessa cosa a Yopal,
Palmira, dove eravamo lo show principale, il pubblico è impazzito con le nostre
canzoni. La band è posizionata molto bene a livello nazionale.
MI PIACE IL ROCK LATINO
Ricordando momenti del passato, quando Sergio era un
adolescente come i suoi compagni di DRK, sente che a quel tempo erano più
polemici e ora sono più propositivi. Di quella tappa di ribellione resta il
significato del nome perché pensavano che in politica ci sono molte persone che
si presentano come un dottore e in verità sono dei dissoluti. Ci sono molti
‘cràpula’ che finiscono per essere dei dottori, alla fine il gioco tra queste
parole ha dato origine a Doctor Kràpula.
Com’è stata l’evoluzione di DRK?
Abbiamo cominciato in tredici e diciamo che in
questo gruppo ci sono sempre state cinque persone che sono rimaste
unite. All’inizio della band abbiamo dovuto prendere molte decisioni che per un
adolescente erano difficili. A parte le nostre carriere, solo uno di
quei cinque si è laureato perché desideravamo realizzare un sogno, con questo
non voglio dire che si sia stati il migliore o il peggiore esempio
da seguire.
Vi ha colto di sorpresa il successo?
Eravamo all’università quando la band iniziò ad essere molto
conosciuta ed apprezzata grazie alla canzone La Fuerza del Amor, che rimase
otto mesi la numero uno in Colombia, fu un fenomeno. Alejandro Villalobos
diventò un fan di DRK e la canzone suonava tutto il giorno. La cosa più
divertente è che ha girato il mondo: quando siamo in Germania la chiedono
sempre, così come in Messico, in Argentina, negli Stati Uniti. La Fuerza del
Amor e El Pibe de mi Barrio sono stati successi tanto grandi che
dovemmo decidere se dedicarci alla band o a studiare.
E come è stato il salto dall’Università alla scena?
Ho iniziato da bambino a suonare il piano. I miei genitori
pensavano più a mia sorella Adriana quando ci comprarono un piano, lei ha un
orecchio speciale, ha talento, e mai pensarono che sarei stato io ad
appassionarmi. Iniziai a fare canzoni al piano, mi presero un professore
privato fino a che entrai all’università a studiare pianoforte, però ho fatto
solo 5 semestri poi ritornai alle lezioni private. Quando sei all’Università,
vuoi essere il pianista più virtuoso, imitare Rachmaninoff, però alla fine ti rendi
conto che per fare musica per la gente devi fare qualcosa di più semplice, devi
suonare accordi e fare testi semplici affinché la musica si possa vendere.
Qual è l’essenza di Doctor Kràpula?
Abbiamo iniziato come band di Ska, come Los
Cadillacs, los Autenticos Decadentes: lo ska era una mescola di salsa, cumbia
ecc, però quando ci siamo ritrovati in cinque, ci siamo resi conto che ci
piaceva molto il rock e quindi abbiamo aggiunto più tastiere, chitarre
elettriche, una batteria più forte e la parte ‘latina’ la si porta nel sangue.
Siamo latini e facciamo rock, inseriamo pezzi sincopati che si usano per la
salsa e questo fa in modo che facciamo Rock Latino. Viaggiando tanto il tutto
si evolve molto, perché si sperimentano nuove cose , pero manteniamo la nostra
identità: a Cordoba, Argentina, negli Stati Uniti, in Germania, troviamo sempre
colombiani compiaciuti della nostra musica, ci avvicinano, ci raccontano la
loro vita.
Come leggi l’assenza di successo per le nostre band di rock latino?
Il salto generazionale nelle bande di rock latino è assurdo.
Da vent’anni non esce una band famosa come fu Soda Stereo o Charlie Garcia o
Los Cadillacs. L’unica ora è Calle 13 e noi stessi ci stiamo consolidando sul
cammino del rock latino, ci sono invece molti che fanno fusion con Reggaeton.
VIVA LE ALLEANZE MUSICALI
L’album Viva el Planeta ha quattro collaborazioni musicali
molto importanti. Una delle più palpabili è la chitarra di Juanes nella canzone
Amanece. Dall’Uruguay arriva il gran apporto del cantante della band No te va a
gustar, che è una stella laggiù, dall’Argentina Los Autenticos Decadentes e da
Miami l’importante rinforzo di Andrés Castro che è il produttore e vincitore di
molti premi Grammy. Sergio ha la certezza che questo album terminerà la fase di
consolidamento della band in America Latina e nel mondo.
Come è arrivato Juanes al progetto?
Volevamo incidere con lui da quattro anni e gli abbiamo
chiesto se voleva partecipare a questo album suonando un assolo di chitarra e
ci ha risposto di sì subito. Eravamo già stati con lui agli MTV due anni fa,
era con noi in camerino ed era molto contento della nostra nomination e ci ha
sempre detto di essere nostro fan: ha persino annunciato in twitter il lancio
del singolo Amanece e ci ha ringraziati. La collaborazione con Juanes si
aggiunge a tutti gli sforzi che abbiamo fatto per incidere questo disco a Los
Angeles, Miami e Bogotà. L’ingegnere del suono degli studi Henson di Los
Angeles è bravissimo, mentre entravamo noi, stava uscendo Justin Bieber.
Qual è la tua canzone preferita di questo album?
Musicalmente quella che mi piace di più è Atencion e per il
testo Viva el Planeta.
Il calcio è una costante nelle canzoni di DRK?
Sì c’è sempre un po’ di calcio, tanto Mario quanto German
sono fanatici di questo sport e sono tifosi di varie squadre colombiane ed
europee. A me piacciono di più i videogiochi, però il calcio è una passione che
accompagna sempre DRK, anche se personalmente non sono tifoso di nessuna
squadra.
Chi ammiri musicalmente?
Beh, la lista potrebbe essere infinita. Ammiro molto Gustavo
Cordera, che faceva parte del gruppo Bersuit Vergarabat e ha deciso di
diventare solista, un passo difficile, però Cordera ha fatto un eccellente
lavoro, andrà più lontano di quanto è arrivato con la band. Muse è una
band inglese che mi piace: fanno fusion di musica classica e rock con una forte
influenza di Freddy Mercury. John Mayer è molto creativo quando compone. Fin da
piccolo ammiro Beethoven che ha alimentato il mio amore per il piano con il suo
Chiaro di Luna. A tredici anni ascoltavo Rachmaninoff, qualcosa di strano a
quell’età.
Che messaggio vorresti mandare ai giovani?
Il miglior consiglio che posso dare è di cercare di stare
sereno nella vita e per stare sereno devi essere responsabile in ogni momento,
con tutte le decisioni che si prendono. Avere serenità fisica e mentale senza
preoccuparsi per il denaro, perché in qualche momento arriverà, così come il
successo. Nello stesso modo bisogna smettere di essere indifferenti, accettare
il prossimo senza essere esclusivo, anche se ha l’Aids o il cancro, anche se è
un guerrigliero o omosessuale. Tutti meritano rispetto. Bisogna smettere di
voltare la schiena.
E infine, continua ad essere complicato per gli artisti come te mantenere
una vita sentimentale?
Mantenere vivo l’amore è la cosa più importante e questo si
ottiene pensando a come proiettarsi nel futuro con la persona che si ama,
pensare ad un futuro insieme, sennò è impossibile. E’ questione di sentire la
mancanza reciproca: di fatto la band ha raggiunto già un certo livello e
viaggiamo molto, ci sono le fan però devi rispettarle e tenere bene in mente
quello che vuoi e come sarebbe il tuo futuro con la tua compagna. Noi musicisti
abbiamo fama di superficiali, però credimi che ho conosciuto più manager infedeli
che artisti.
- di Natalia Gnecco